lunedì 3 gennaio 2011

CAPITOLO V


Raven era disteso sul letto della sua camera e osservava pensieroso il cielo oltre i drappeggi vermigli che ornavano l’unica grande finestra della stanza. La sua mente vagava e il suo cuore batteva forte, a minuti avrebbe rivisto il volto di Chantal, e il solo fatto che la donna stesse bene lo riempiva di gioia e sollievo. Sul volto portava ancora la maschera di madreperla, ornamento quello da cui non si separava mai, e, proprio in virtù del fatto che la sua amata sarebbe giunta da lì a poco, Raven, aveva indossato una giacca da camera nera discretamente elegante con i risvolti di velluto sui polsini e i bottoni d’argento. Vista l’occasione inoltre, e dato che in quel particolare frangente non aveva addosso il mantello con cappuccio, l’uomo aveva anche cercato di sistemarsi alla bene meglio i capelli, corti e scuri, che ora gli stavano ritti e scarmigliati, sulla testa.
Frattanto Alexis, che era andato a svegliare Chantal, stava già ridiscendendo le scale con la medesima. Giunto dinnanzi alla porta della stanza dell’amico bussò.
– Ethan? – domandò – Siamo noi, stiamo entrando –
Dall’altro lato del battente, una voce maschile rispose tossicchiando piano.
La donna scostò piano l'uscio e vi si aggrappò stremata, le gambe le tremavano forte.
- Finalmente ti sei svegliato! - esclamò mentre calde lacrime di gioia le scendevano lungo le guance. Incurante dell'abbigliamento dell'uomo e della presenza di Alexis, Chantal corse ad abbracciare il ribelle piangendo come una bambina.
Preso alla sprovvista, Raven non riuscì subito a ricambiare totalmente l’abbraccio di Chantal ma rimase per qualche secondo immobile e interdetto. Quando però s’avvide che la donna stava piangendo, si riscosse e la cinse a sua volta con trasporto.
- Non piangere – le disse, il tono dolce e rassicurante – Non ce n’è motivo –
Alexis, dal canto suo, si era appoggiato allo stipite della porta per gustarsi la scena in tutta tranquillità. Sul volto un'espressione divertita.
- Lo so ma non riesco a smettere - rispose singhiozzando la giovane - Ho avuto così tanta paura di perderti... - continuò stringendosi sempre più forte a lui.
L’uomo sorrise – Ammetto che per un momento l’avevo pensato anche io… ma a quanto pare ci siamo sbagliati entrambi! -
- Per fortuna, oserei dire - la ragazza smise di piangere - Scusami. Avevo promesso che non avrei pianto, ma non sono riuscita a trattenermi - disse accennando un sorriso mentre con il dorso della mano si asciugò il viso arrossato.
- Ethan, sai chi ti ha fatto questo? - domandò curiosa.
- Ethan? - l'uomo era sorpreso. Non si ricordava d'aver detto a Chantal il suo nome e sentirglielo pronunciare, oltre che coglierlo di sorpresa, gli fece un certo effetto. Poi guardò oltre e capì - A quanto pare Alexis si è dato alle chiacchiere mentre ero privo di sensi - si lamentò quindi rivolgendosi del tutto all’amico.
- Ti ho chiamato in quel modo anche quando ho bussato… - lo informò il biondo incrociando le braccia al petto – O forse non mi hai sentito? –
- Certo che ti ho sentito, ed è per questo che non ti ho risposto… -
- E’ troppo tardi per recriminare vecchio mio – tagliò corto l’altro – Dicci piuttosto chi ti ha attaccato –
Raven abbassò il viso – Non l’ho visto in faccia – mentì cercando di mantenere il tono di voce il più neutrale possibile. Non voleva che Alexis sapesse che proprio il fratello aveva cercato di ucciderlo. Non lo giustificava, certo, ma non poteva permettere che i due lottassero di nuovo, e a causa sua per giunta. Per cui tacque e quando le domande dell'altro si fecero più insistenti e incalzanti, si limitò a ripetere quanto aveva detto poco prima.
- Ti dico, e lo faccio per l'ennesima volta, che non ho idea di chi fosse, non l'ho visto - riaffermò ancora, senza però riuscire a volgere per intero lo sguardo verso Alexis.
- Indossava una maschera, è questo che intendi? - domandò quindi l'altro, abbandonando il suo posto accanto alla porta e facendosi avanti di qualche passo, gli occhi socchiusi mentre, pensoso, si accarezzava distrattamente il mento ispido.
- No - rispose istintivamente il ribelle - Voglio dire, non lo so - aggiunse poi subito correggendosi.
- Così non sei affatto di aiuto, Ethan. Sembra non ti interessi, o non voglia forse, sapere chi ti ha quasi ucciso - replicò Alexis asciutto.
- In effetti, scoprirlo adesso, che importanza potrebbe avere? - chiese l 'altro senza scomporsi.
Alexis rimase in silenzio, osservò per qualche istante il compagno, quasi come se non lo riconoscesse, poi, come se si fosse riscosso da un lungo sonno, parlò.
- Più che altro sarebbe interessante capire perché sei stato attaccato. E lo saprò solo dopo aver scovato il colpevole -
- Spero che riuscirete a trovarlo - sussurrò Chantal introducendosi con delicatezza nel discorso tra i due uomini - Non c'è modo di trovarlo con la magia? -
- Non c'è bisogno di ricorrere alla magia - rispose il biondo rapidamente - Sono in grado di rintracciarlo anche senza -
- Alexis, non serve, sto bene adesso - s'affrettò ad aggiungere Ethan nel tentativo di dissuadere l'amico dall'intraprendere la ricerca che si era prefisso. Ma l'uomo lo ignorò e facendo completamente finta di non averlo udito, si rivolse invece alla donna.
- Prenditi cura di lui, io ora devo andare - disse voltandosi e inforcando con passo svelto la porta.
- Tornerete? - domandò subito l'altra ma non fece in tempo ad ottenere risposta poiché l'uomo, completamente preso ormai dalla sua missione, s'era già smaterializzato - Speriamo non intraprenda nulla di pericoloso - soggiunse poi sospirando.
- Non preoccuparti - le rispose Ethan rassicurante - È in gamba, e sa quel che fa. Piuttosto a preoccuparsi dovranno essere coloro che se lo ritroveranno alle calcagna - rise, o almeno ci provò nel tentativo di drammatizzare ma quello che uscì fu soltanto una risata strozzata e priva d'allegria. Chantal lo capì e non disse nulla. Rimase in silenzio, seduta accanto al ribelle, con le mani strette a quelle di lui.

0 commenti: