domenica 4 luglio 2010

CAPITOLO III

I pesanti drappeggi gialli della stanza in cui Raven giaceva erano stati tirati e sistemati in modo che la luce filtrasse e illuminasse interamente la stanza. L’uomo sembrava non voler dare ancora segni di miglioramento e Alexis, che in quell’ultima settimana si era alternato a Chantal nella veglia dell’amico, sonnecchiava accanto a lui. La donna era rimasta al capezzale dell’uomo fino all’alba e Alexis, tornato solo all’ora da una spedizione atta a raccogliere informazioni su quanto era successo a Raven, le aveva dato il cambio per permetterle di riposare almeno un poco. Chantal ovviamente aveva obbiettato ma lui l’aveva spedita a letto senza troppi complimenti, se non ci fosse andata con le buone, ce l’avrebbe mandata con la magia. Doveva riposare, se si fosse ammalata a sua volta non sarebbe stato utile, senza contare poi che Raven se la sarebbe certamente presa con lui. Nonostante tutto però anche lui era molto stanco. Aveva vagato in lungo e in largo ma le sue ricerche non avevano dato frutti, nessuno sapeva nulla e sembrava che tutti ignorassero l’accaduto, eppure qualcuno aveva indirizzato Raven verso il bosco… ma chi era stato? Aveva inoltre saputo che suo fratello mancava da casa da una decina di giorni ma la cosa non lo preoccupava più di tanto, ormai era abituato alle pazzie e alle stranezze di Yvel e per lui che ci fosse o meno non faceva differenza.
Immerso in questi pensieri da cui cercava di cavare un filo logico degli avvenimenti, Alexis cadde in un torpore profondo mentre le sue membra, stanche e provate da giorni e giorni perlustrazioni, si abbandonarono rapidamente al sonno.
Fu proprio mentre lui dormiva che Raven si svegliò.
Aprì piano gli occhi, la testa gli doleva terribilmente e quando provò a mettersi seduto fu perforato da un bruciore tanto lancinante da doversi stendere nuovamente per alleviarlo. Rassegnato alla posizione supina, l’uomo si guardò intorno. Sul momento, frastornato com’era, non riconobbe la camera in cui si trovava e fu solo la presenza di Alexis, appisolato sul canapè a pochi passi da lui, a permettergli di ricostruire quanto stava succedendo. I suoi ricordi si focalizzarono subito su Chantal e preso dal panico si tirò su di scatto provocandosi una fitta di dolore talmente forte da non riuscire a trattenere il grido strozzato che ne seguì.
- Ouch! – gemette tentando di alzarsi in piedi – Maledizione quanto fa male! –
Alexis, richiamato dal mondo dei sogni dai mugugni sconnessi dell’amico, si destò di scatto, e quando lo vide arrancare accanto alla sponda del letto come un mulo moribondo, si slanciò verso di lui per sorreggerlo ed impedirgli di andare oltre.
- Dove diamine credi di andare? – domandò irritato – Sei impazzito o cosa? –
- Chantal è in pericolo, lasciami – bofonchiò cercando di liberarsi dalla presa dell’altro – Devo andare da lei –
Per tutta risposta Alexis rise - A parte che conciato così saresti utile quanto un calcio negli stinchi – disse – In ogni caso Chantal è di sopra, al sicuro –
- E’ di sopra? – ripetè stupidamente Raven voltandosi a guardare il compagno – Ma no, non è possibile… -
- Lo è, ed ora torna a letto. Un altro passo e stramazzerai al suolo – lo reguardì sospingendolo indietro, verso i cuscini – Io intanto vado ad avvisarla che hai ripreso conoscienza –
- No, se sta dormendo non voglio che la svegli… – replicò l’altro tornando a stendersi
- Credimi, sarà peggio se non lo faccio – e così dicendo Alexis si incamminò verso i piani superiori.


****
 La giovane donna aveva faticato a prendere sonno, il pensiero del suo amato ferito e svenuto, e tutte le informazioni che Alexis le aveva fornito, l'avevano travolta come un mare in tempesta. Allo stesso tempo però si sentiva animata dalla fiamma della speranza. Con queste idee chiuse gli occhi sperando di riposare e ben presto, senza che lei se ne rendesse conto, il sonno sopraggiunse, improvviso e silenzioso come un grosso felino.
- Chantal… - in lontananza si udì l’eco di una flebile voce - Sono qui… -
- Chi mi chiama?- domandò la moretta vagando nel buio totale - Non ti vedo! Chi sei! – gridò, il tono di voce quasi isterico. Si guardò intorno, mentre la voce incalzante continuava ad invocare il suo nome.
- Chantal… - ripetè, ma la donna, nonostante si voltasse da parte a parte per riuscire a comprendere da dove potesse giungere la voce, e quindi raggiungerla, non riusciva ad orientarsi. L’alone buio che la circondava era troppo fitto perché si potesse muovere e seguire una direzione.
- Possibile che tu non mi riconosca? - domandò la voce – Pensa, e riuscirai a capire chi sono - aggiunse mentre nel velo tenebroso si propagava l’eco di una risata fanciullesca.
- Cosa succede? Che stregoneria è questa – domandò Chantal ormai nel panico - Chi sei! -
- Guarda dentro di te, scruta nel tuo cuore, apri la tua mente, liberati delle tue spoglie materiali - rispose la voce  -  Chiudi gli occhi e mi vedrai  –
La donna, terrorizzata, obbedì al comando e, a pochi passi da lei, apparve una sagoma sfuocata che prendeva forma mano a mano che si avvicinava. Chantal attratta dai bagliori azzurri che la misteriosa figura emanava, aprì gli occhi e vide una bambina con un grazioso vestitino arancione e lunghi capelli castani sorriderle dolcemente.
- Tu... - le parole le morirono in gola, non riusciva a finire la frase, qualcosa la bloccava. Fu la bambina quindi a completare il suo pensiero - Io vivo dentro di te. Sono quella parte che hai tenuto per così tanti anni nascosta agli occhi del mondo. Io e te, Chantal, siamo una cosa sola - disse indicando con il ditino il cuore della ragazza che, attonita, faticava a capire tutto quello che stava accadendo. 
- Devi stare attenta - incalzò la bambina - Segui sempre il tuo cuore, lui conosce la strada. Anche nei momenti più difficili, tieni duro - aggiunse prima iniziare a svanire.
- No! Aspetta, non andartene! - esclamò la ragazza cercando di afferrare sè stessa bambina – Cosa vuoi dire, cosa significa? -
- Io sarò sempre con te - aggiunse prima di svanire inghiottita dalle tenebre. Nuovamente il terrore e la sensazione di paura le invasero la mente, annebbiandola, e la donna prese correre alla cieca nel buio.
- Raven aiutami ti prego - pensò intensamente mentre le sue gambe affaticate cedevano sotto il peso del terrore e dell’ansia. Improvvisamente il pavimento sotto ai suoi piedi iniziò a tremare e la donna rovinò al suolo. A fatica, sempre più spaventata, si rialzò riprendendo a correre, ma quando questo crollò e la inghiottì completamente, Chantal precipitò nel vuoto. Gridò con quanto fiato che aveva in gola, fino a quando con un tonfo sordo toccò il pavimento.
Un dolore lancinante alla testa la costrinse a strisciare vicino a quella che a prima vista sembrava una porta damascata rossa. Incuriosita Chantal l’aprì. Al suo interno una tenue luce illuminava una stanza, al centro della quale era posizionato un enorme specchio. In passato doveva essere stato un bellissimo ornamento, pensò Chantal, dati gli intagli, le gemme preziose e le raffigurazioni raffinate che facevano capolino tra le incrostazioni di sporco e lordura. La cosa che la incuriosiva, però,non era tanto lo stato dell’oggetto quanto la strana figura riflessa dall’altro lato dello specchio … una donna alta come lei, ma con i capelli lunghi e corvini e gli occhi profondi e neri, che le sorrideva maligna. Un brivido freddo le percorse tutto il corpo facendole accapponare la pelle. La figura non parlava, sorrideva mentre gli occhi scintillavano di pazzia e le sue mani la invitavano a seguirla; come attirata da una forza oscura, Chantal si avvicinò fino a toccare il freddo specchio, di riflesso l’altra allungò la mano verso la superficie liscia e, afferrata la giovane per il polso, la tirò all’interno dello specchio. La situazione si era capovolta, lei si trovava imprigionata all’interno dello specchio mentre l’altra donna, ora dall’altra parte della stanza, rideva soddisfatta.
- Sciocca! - esclamò la donna. La giovane batteva contro lo specchio cercando di uscire muovendo le labbra in un muta richiesta di aiuto.
- E’ inutile che gridi, non ti sentirà nessuno! Nessuno correrà in tuo aiuto, sei sola e mia prigioniera. Vuoi sapere chi sono? Bene! Ti accontento subito, io sono te, la tua parte oscura. Sono il lato più malvagio e perverso che alberga nel tuo cuore, quella parte che hai sempre imprigionato dietro la tua finta maschera di buonismo, e falso sentimentalismo. Finalmente potrò prendermi la mia vendetta, adesso tocca a me emergere e camminare nel mondo, mentre tu invece marcirai qui - disse la sua controparte malvagia - Mi prenderò tutto quello a cui tieni, cominciando proprio dall’uomo che ami! - esclamò mentre dal nulla apparve Raven. La Chantal cattiva si avvicinò all’uomo con fare suadente e malizioso, gli girò intorno prima di baciarlo con ardore. Chantal imprigionata assistette impotente alla scena, mentre calde lacrime le solcavano il viso, inutili erano le sue urla, i due amanti non potevano udirla. Sentì il suo cuore lacerarsi in petto e un dolore pulsante alla testa. L’ appoggiò esausta contro la sua prigione di vetro piangendo per quella sua nuova condizione di reclusa da cui non sapeva come tirarsi fuori, quando un urlo attirò la sua attenzione; Raven, in ginocchio, stava contorcendosi dal dolore, mentre la sua alterego malvagia osservava divertita la scena. In pochi secondi l’uomo che amava si accasciò a terra privo di vita e Chantal, distrutta dalla scena che le si era parata davanti, in un impeto di totale disperazione si slanciò con forza contro lo specchio, distruggendolo. Senza badare a quello che era appena accaduto, la giovane urlò mentre i frammenti di vetro le si conficcavano nelle carni uccidendola.
Il dolore acuto provocato dalle schegge la fece svegliare di soprassalto, e mentre, per riflesso si tirava su a sedere, gli ancora chiusi dal sonno, gridava il nome del suo amato.

Alexis stava percorrendo il corridoio del secondo piano proprio in quel momento, e udendo gli strilli, sguainò la bacchetta e si precipitò nella camera della donna. Spalancò con forza la porta, si guardò intorno ma nella stanza non c’era nessuno a parte una Chantal atterrita e sgomenta.
- Cosa è successo? – le chiese senza riporre nel fodero la bacchetta, lo sguardo vigile e attento.
- Credo d’aver avuto un incubo – rispose la giovane – Io… è stato orribile… - aggiunse portandosi le ginocchia al petto.
- Sicura che fosse solo un brutto sogno? – insistè Alexis preoccupato.
- Si lo sono – sospirò – Anche se avrei preferito non farlo –
A quelle parole l’uomo si rilassò e mise via la bacchetta – Forza scendiamo – l’intimò accennando alla porta aperta – Raven si è svegliato –
Senza farselo ripetere due volte Chantal si alzò, si avvolse nello scialle di lana. Era agitata al pensiero di vederlo e di parlargli, inquieta a causa del sogno appena fatto, felice di sapere che si era ripreso e spaventata dall’immensità del peso che da lì a poco si sarebbe dovuta caricare sulle spalle.

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