domenica 4 luglio 2010

 CAPITOLO II

La notte era calata rapidamente sul vecchio maniero dei Loockwood, e se non fosse stato per la luce accesa in una delle stanze dei piani superiori, sarebbe potuto tranquillamente sembrare del tutto abbandonato. Una donna avvolta in uno scialle di lana uscì sulla balconata che, imponente, correva lungo tutta la facciata della villa. Aveva i capelli scuri, sciolti e sparsi sulle spalle, lo sguardo triste perso nel vuoto.
-  Non temere – esordì una voce maschile alle sue spalle – Si riprenderà –
La giovane donna sospirò pensierosa - Non riesco a crederci… - disse portandosi una mano alla bocca, i suoi profondi occhi scuri erano lucidi di pianto, bagnati da calde lacrime salate e la sua voce rotta dal magone a lungo trattenuto. Non poteva piangere dinnanzi all'uomo che amava; doveva dimostrarsi forte in quel momento, però non le stava per niente riuscendo bene. Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva il suo amato svenuto, sporco di sangue, chissà quali atroci tornture doveva aver sopportato. Silenziosamente iniziò a piangere.
- Piangere non serve a nulla. Non lo aiuterà di certo a guarire – l’uomo che aveva parlato poco prima raggiunse la ragazza uscendo a sua volta sulla terrazza – E ora vieni dentro, non voglio che ti raffreddi . Inoltre potrebbe essere pericoloso… - aggiunse infine appoggiandole una mano sul braccio per sollecitarla a seguirlo.
Chantal annuì stringendosi nello scialle e seguì l'uomo all'interno della casa.

La stanza era piuttosto ampia ma nonostante fosse arredata in modo elegante, l’insieme appariva frusto e vecchio a causa dell’incuria e della polvere. Alexis fece accomodare Chantal su una vecchia poltrona, il velluto giallo era sbiadito e logorato in più punti, ma l’uomo non ci fece caso e la invitò lo stesso a prendervi posto.
- Asciugati quelle lacrime – le disse poi porgendole un fazzoletto – Se si sveglia e ti vede in quel modo, sarà peggio di quello che ha subito per venirti a salvare –
- Hai ragione, scusami - rispose la ragazza passandosi il dorso della piccola mano sulle guance umide - Tra quanto si sveglierà? - domandò ansiosa.
- Non lo so – ammise l’altro grattandosi il mento irsuto, la lunga treccia bionda oscillò mentre si girava per osservare lo stato dell’amico privo di sensi – Ha riportato ferite di entità piuttosto seria, ci vorrà ancora del tempo suppongo… -
- Capisco - sussurrò la moretta - Alexis tu consoci bene Raven non è vero? - domandò riportando l'attenzione sul giovane uomo davanti a lei - Ti prego parlami di lui -
- Cosa vuoi che ti dica? - le domandò senza guardarla, il tono noncurante.
- Tutto - disse prendendo la mano di Raven. Non sapeva niente dell'uomo che ferito giaceva in quel letto, il volto coperto ancora dalla maschera. Non conosceva il suo passato eppure il suo cuore batteva forte ogni volta che lui la sfiorava; le gambe le tremavano quando le parlava con quella voce così calda e rassicurante.
Nel petto sentì qualcosa rompersi irrimediabilmente quando lo vide sdraiato sul quel giaciglio, immobile e privo di sensi. Aveva creduto di averlo perso per sempre e mentre si dimenava come impazzita tra le braccia di Alexis che cercava di trattenerla, la sua stessa voce le giungeva ovattata. Piangendo, Chantal, invocava il nome di quell’uomo misterioso di cui non conosceva il volto ma per il quale provava un affetto profondo. Nel trovarlo in quello stato il mondo le era caduto addosso, il suo sogno si era trasformato in un incubo spaventoso, e fu solo in quel momento, che comprese di amarlo, mentre nel suo cuore si faceva largo l'esigenza di conoscerlo meglio, per riuscire a stargli accanto senza metterlo in pericolo.
- Raccontami la sua storia - concluse quindi la giovane continuando ad accarezzare la mano del ribelle
Alexis si voltò verso di lei, pensieroso – Lo ami? – le domandò a bruciapelo – Bada che dalla tua risposta possono cambiare molte cose… -
- Sì – sussurrò sicura prendendo la mano di Raven tra le sue - Quando l'hanno portato qui, privo di sensi, mi sono sentita morire dentro. Credo di averlo sempre amato, ma l'idea di perderlo mi ha aperto gli occhi su questo sentimento. Non appartengo al vostro mondo, è vero, non sono una strega  - esclamò mantenedo gli occhi bassi - Sono solo una semplice ragazzina che lavora in una caffetteria di Londra per pagarsi gli studi all'università. Da quando sono arrivata a Babele, non ho fatto altro che creare problemi a tutti voi. Io credo... - balbettò con voce insicura - Io non posso pretendere che Raven provi qualcosa per me... lo spero però - lasciò la frase in sospeso mentre una sensazione di oppressione la invadeva.
- Lui prova per te la stessa cosa - rispose senza preamboli - E questo vi condannerà entrambi –
Chantal riportò l'attenzione su Alexis - Perchè dici questo, come può un sentimento così bello e puro come l'amore, condannarci? - chiese stupita.
- Può invece - replicò asciutto, lo sguardo fisso sull'amico - Perchè lui è maledetto, ogni membro maschile della sua famiglia lo è. Non può amare, non deve essere amato o vedrà morire la propria donna entro l'anno - si girò verso di lei, gli occhi ridotti a due fessure - Ecco perchè indossa la maschera, per impedire che il sentimento possa associarsi a lui, al suo volto. E Raven, tra l'altro, non è neppure il suo vero nome - strinse i pungni, lo sguardo sottolineava quanto la cosa lo facesse stare male - Io l'avevo pur avvertito, l'avevo avvisato che simili precauzioni non sarebbero servite a nulla –
Tutte quelle informazioni avevano confuso Chantal che si ritrovò a guardare sbigottita il suo interlocutore.
- Perché te la prendi tanto? Non capisco cosa può venirne a te di quello che lui, o io, facciamo… - chiese perplessa
Alexis storse la bocca in quello che sarebbe dovuto essere un sorriso.
- Amicizia, ecco cosa – rispose – Un sentimento forte quanto l’amore, e nel suo caso molto meno pericoloso -
- No, non è vero – replicò convinta – Anche se non so qual è il suo vero nome, se c'è una cosa che ho imparato da quando sono qui, è che le maledizioni si possono spezzare. La magia non è come la morte, a cui non c'è rimedio, ogni problema ha una soluzione. Ci deve essere una soluzione! - esclamò accigliata. La notizia l'aveva sconvolta, ma non temeva per la sua vita ora, ma per quella del ribelle.
Alexis si voltò verso la donna, sul volto uno sguardo ironico e beffardo che lasciava ben poco all’immaginazione.
- Le maledizioni non si possono spezzare – obbiettò – Non tutte, non questa. Quello che c’è di vero Chantal, è che da quando sei qui non hai mai guardato oltre il tuo naso! Ogni donna che ha amato un Lockwood è morta. Hanno avuto il tempo di mettere al mondo degli eredi, sempre maschi. La discendenza è andata avanti così, per secoli. E cosa credi? – l’uomo era visibilmente alterato, le parole gli uscivano di bocca come un fiume in piena e nonostante il buonsenso gli dicesse di non esagerare, lui non poteva e non riusciva a trattenersi – Arrivi tu e tutto finisce? No, non è così che funziona mia cara. Non in questo mondo. E nemmeno nel tuo suppongo… –
Chantal ascoltò in silenzio le parole ciniche e pungenti dell'uomo - Forse hai ragione tu; io non conosco le regole della magia e le sue sfumature, ma di una cosa sono sicura, non lascerò niente di intentato - continuò guardando il suo interlocutore con aria di sfida - Farò qualsiasi cosa per Raven, anche se questo comprendesse sacrificare la mia vita –
L’uomo rimase in silenzio, osservò per qualche istante la ragazza, poi si sedette a sua volta.
- E il fatto che nell’agire tu muoia è una cosa di poco conto, non è vero? – commentò sarcastico accavallando le lunghe gambe – Se vuoi davvero condannarlo, Chantal, hai trovato il modo – disse acido – Ma poiché suppongo che non sia così, ti consiglio di evitare di fare sciocchezze o di prendere iniziative di qualsiasi tipo. Se ti succedesse qualcosa lui ne morirebbe, e non è questo che vogliamo giusto? -
La moretta scosse la testa - Io voglio solo trovare il modo di spezzare questo supplizio a cui è legato. Voglio che sia libero di amare... voglio poterlo amare, completamente… - sussurrò accarezzando la sua maschera con dolcezza e delicatezza - Alexis voi siete l'unico che potete aiutarci – aggiunse la giovane Raven si fida di voi, siete un grande mago, potete aiutarci. Farò tutto quello che mi direte - concluse animata da una nuova speranza.
Per la prima volta il mangiamorte sorrise, ma non c’era allegria nei suoi occhi chiari – Non sono un grande mago Chantal – rispose abbassando lo sguardo – Se lo fossi stato lei non sarebbe morta, sarei riuscito a salvarla. So che Raven si fida di me, è stato l’unico a starmi accanto dopo la morte di Elinor, l’unico a credere in me. Certo, vi aiuterò, ma non posso prometterti nulla –
- Per me questo significa molto - disse la ragazza posando una piccola mano bianca sul braccio del biondo mangiamorte - Grazie di cuore – 

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