mercoledì 3 marzo 2010


CAPITOLO I
Parte I

Non ho alcun ricordo della notte in cui sono morta, non so chi sia stato a distruggere la mia esistenza ne ho idea di come si siano svolti i fatti... però, di quello che c'è stato prima, della mia vita passata ho ben chiaro tutto, ogni evento, ogni singolo passaggio. Ero felice, più o meno. Avevo un buon lavoro, qualche amicizia e una famiglia. Mi bastava. Non ho mai chiesto nient'altro, solo l'indispensabile per sopravvivere, l'amore dei miei cari, la salute e qualche soldo per tirare avanti. Ma non è andata così, non sono stata esaudita nel mio umile desiderio di una vita serena. E' avvenuto tutto così in fretta, tanto rapidamente che non ho avuto nemmeno il tempo di vedere in volto il mio assassino, un attimo ed io sono svanita. Ed ora mi ritrovo qui, creatura della notte, a rimpiangere ciò che ero, a commiserarmi e a desiderare che nulla di quanto è successo sia mai accaduto. Odio quello che sono diventata, perché quello che sono ora non è ne umano ne ultraterreno ma solo la misera ombra di me stessa, uno spettro che vive nutrendosi degli altri, che si nasconde nell'oscurità e che non ha più nulla se non un'immortalità imposta. Se ripenso a ciò che ho lasciato, o meglio, a ciò che mi è stato brutalmente tolto, la rabbia mi travolge, mi acceca e mi spinge in un'unica direzione, ovvero trovare chi mi ha fatto tutto questo e ucciderlo, in una vana e disperata speranza di poter forse riabbracciare, anche fosse per una volta soltanto, tutto quel che ho perso... mia madre, mia sorella, l'uomo che amavo ed insieme a lui anche il lavoro che condividevamo e di cui io personalmente andavo tanto fiera. Ero una valente ispettrice di Polizia e non per vantarmi ma in ciò che facevo ero veramente brava, pur non essendo affatto semplice, soprattutto per una donna, ne tanto meno gratificante. Mi piaceva, lo ammetto, e davo l'anima per risolvere i casi che mi venivano affidati nel miglior modo possibile. La mia tra l'altro non fu neppure una scelta, non fu il richiamo alle armi, o al comando o ancora la passione per l'uniforme ad attirarmi in quella direzione, ma piuttosto un obbligo morale, un qualcosa che avevo nel sangue e a cui non potevo sottrarmi. Avevo seguito le orme di mio padre, e di suo padre prima di lui e così via in un susseguirsi di generazioni che hanno visto almeno un membro della mia famiglia impegnato a servire la patria che amavano. Ma a differenza loro io non ero adatta ne a stare sempre dietro ad una scrivania ne a dedicarmi solo ed esclusivamente alle mansioni pericolose, per cui, quando venni trasferita a Portland dopo una dura gavetta a Waterville, scelsi quella che si sarebbe potuta definire una sorta di via di mezzo tra i due estremi bilanciando il blando lavoro d'ufficio ad una certa dose di incarichi particolari che il più delle volte implicavano vere e proprie azioni di forza in prima persona. Inoltre, in contrapposizione con le prerogative analitiche decisamente pratiche e realistiche che da sempre hanno caratterizzato il modo di ragionare della famiglia McParson, io ho sempre dato molto spazio anche al presumibile e all'improbabile, tant'è vero che spesso mi sono trovata a collaborare con Eileen, una medium davvero in gamba. Il sovrintendente attuale mi lasciava libera d'agire come meglio credevo, senza imposizioni ne obblighi, per lui la sensitiva era solo una persona utile che poteva dare una mano quando l'intero distretto brancolava nel buio. Quello precedente invece era di tutt'altra risma... basso, grassoccio, arrogante e stupido come pochi, non ha mai tollerato il mio modo d'agire e nonostante l'evidenza dei fatti dimostrasse quanto quella donna e le sue visioni fossero valide, lui continuava a ritenerla un'inutile ciarlatana. Rivelava dettagli non divulgati o forniva indicazioni che portavano inevitabilmente alla risoluzione di un'indagine complessa, eppure lui la ignorava dettando direttive sballate e inutili che contribuivano solo a confonder maggiormente le acque. In realtà le stupidaggini e gli errori di quell'ometto presuntuoso non avevano mai arrecato danni tanto gravi da dover ricorrere a repentine prese di posizione, ma un giorno, quando un tizio uccise la moglie facendo ricadere la colpa sull'amante di lei e le prove furono talmente schiacciati da essere davvero poco credibili, il pollo abboccò facendo arrestare un innocente e lasciando invece a piede libero il vero assassino. Ed io intervenni, com'era nel mio carattere e come d'altronde sarebbe stato logico e corretto agire, ma peggiorai solo le cose e mi beccai pure una bella sospensione. Quel povero disgraziato non venne rilasciato e io fui costretta a restituire pistola e distintivo e a prendermi una vacanza forzata di sei mesi per poi venir reintegrata in servizio in tutt'altro luogo. Venni trasferita a Portland e presi servizio nella sezione omicidi, rispetto a prima i miei incarichi non erano variati affatto e neppure le responsabilità, il sovrintendente del posto nonostante l'accaduto mi stimava molto e accolse la medium con la quale ero rimasta in contatto senza far troppe domande. Il suo aiuto è sempre stato prezioso e il più delle volte è stata proprio lei a toglierci dagli impacci quando i casi risultavano apparentemente insolubili. E quella notte, quella in cui lasciai per sempre il mondo per come l'avevo conosciuto fino ad allora, quando per volere di chissà chi fui costretta ad abbandonare tutto questo, io stavo proprio indagando su uno di quei casi insoliti e inspiegabili che di solito, a causa della stranezza dei fatti e della mancanza di prove che li caratterizzano, venivano portati all'attenzione di Eileen. Ma non fu lei a condurmi sul luogo della mia morte, almeno non in modo diretto, bensì una telefonata anonima. L'assassino seriale di cui stavo seguendo le tracce si divertiva a fare a pezzi le sue vittime e dopo averle martoriate e dissanguate, legava sui i loro corpi straziati una rosa rossa con un nastro del medesimo colore. Non avevo alcun indizio e stavo dietro a questo pazzo già da un anno, sapevo solo che colpiva regolarmente in concomitanza con le fasi di luna calante e che prediligeva donne giovani e bionde, poi il giorno prima della segnalazione, la nostra sensitiva “vide” la nuova vittima e tutto parve avere una finalmente una svolta. Era chiara di capelli e di occhi come tuute quelle prima di lei, gli abiti erano scuri e aveva il collo squarciato, l'immagine che le era pervenuta in sogno era sfocata, ma la nostra sensitiva era certa che questa indossasse anche un dolcevita cremisi e che portasse scarpe da ginnastica rosse e consunte dall'uso. Se ci fossimo mossi apertamente avremmo scatenato il panico e soprattutto avremmo incrementato le chiamate di inutili e falsi avvistamenti che si sarebbero riversate in centrale intasando le linee, per cui non diramammo alcun ipotetico identikit della presunta vittima ma  rimanemmo semplicemente in attesa di qualche sviluppo. Inoltre, gli indizi che avevamo in nostro possesso erano veramente troppo pochi per permetterci di risalire alla donna in questione. Poco dopo però una chiamata strana ci mise in allarme. Un passante aveva visto un uomo trascinare con forza una donna, che si rivelò corrispondere alla descrizione fornitaci da Eileen, in un vincolo. Sentì degli urli per cui preso dal panico, il malaugurato spettatore chiamò subito la polizia, fornì precise indicazioni sul luogo dell'accaduto e riattaccò senza lasciare le proprie generalità. E già da qui avrei dovuto avvertire un piccolo campanellino d'allarme... ma la paura che davvero quel pazzo stesse agendo in quel momento e la possibilità concreta di catturarlo e salvare forse anche la ragazza nelle sue grinfie mi spinse ad agire senza badare al mio istinto. Non persi tempo quindi, e per quanto la cosa mi sembrasse strana, chiamai rinforzi e mi diressi immediatamente sul posto. Capii troppo tardi, quando appurai coi miei occhi che in quel luogo non c'era nessuna vittima e nessun carnefice e vidi i miei uomini cadere a terra uno dopo l'altro senza che io potessi far nulla per fermare quell'inutile strage, che la vera donna bionda che avrebbe perso la vita quella notte in realtà ero io... e quelli che la medium aveva indicato come indumenti rossi, lo erano solo perchè intrisi del mio sangue e di quello degli agenti che giacevano privi di vita accanto a me.

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