venerdì 19 marzo 2010


CAPITOLO III
Una Visione Inaspettata


Ellie, a questo punto, non se lo fece ripetere due volte. Si lasciò condurre su per le scale e poi lungo i corridoi del secondo piano fino al bagno. La stanza in cui fu introdotta era costituita da due ambienti distinti, collegati tra loro da una porta scorrevole composta da vari pannelli di vetro opaco, le cui tonlità adavano dal'indaco intenso dell'imbrunire al rosa brillante dell'aurora. Un grazioso vano anti-bagno, in cui erano disposti più che altro armadi e scalaffali di varie dimensioni, era infatti separato, tramite questo divisorio colorato, dal bagno vero e proprio. Questo secondo locale era decisamente più spazioso del primo e spiccava per la sua raffinata e ricercata eleganza. Sulla sinistra faceva bella mostra di se una enorme vasca ad angolo incassata nel pavimento e delimitata da un paio di scalini; sulla destra, invece, una specchiera decorata con deliziosi motivi floreali percorreva gran parte della parete risaltando vistosamente all'occhio.
Lo sguardo di Ellie corse dall'una all'atra per poi soffermarsi sul vivace color pervinca della greca che ornava le pareti e che richiamava la stessa tonalità pastello del pavimento. Christian, rimasto a pochi passi da lei, osservava incuriosito la genuina reazione di stupore della ragazza che, rapita dalla bellezza dell'ambiente che la circondava, non si era minimamente accorta che lui la fissava sorridendo con indulgenza.

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Bene - esordì improvvisamente, riportando in questo modo l'attenzione della ragazza sulla sua persona - Gli asciugamani stanno lì, impilati dietro quello sportello. Fa pure con comodo... io, intanto, cerco di procurarti dei vestiti asciutti -
Così dicendo quindi si congendò e uscì dal bagno chiudendosi alle spalle solo la porta più esterna. Probabilmente se non l'avesse richiamata alla realtà sarebbe rimasta ore intere a guardarsi attorno. Non che ci fosse nulla di male, quello per lei doveva essere un mondo completamente nuovo, ma era necessario che egli si informasse circa l'accaduto. Brancolava nel buio e il senso di impotenza gravava su di lui come un macigno. Certo, avrebbe potuto anche interrogarla subito, e poi fornirle tutte le cure e le attenzioni di cui necessitava ma aveva ritenuto più opportuno che la ragazza si rinfrescasse e indossasse abiti puliti prima di subissarla di domande. La sua indole altruista e nel contempo volitiva e il suo temperamento audace ed impetuoso gli imponevano un certo comportamento al quale, per quanto il suo buonsenso gli suggerisse tutt'altra condotta, non poteva sottrarsi. Doveva e voleva aiutarla anche se, questo almeno doveva ammetterlo, le circostanze erano piuttosto strane, lei stessa era strana a dire il vero... e c'era qualcosa di ambiguo, di insolito che lui non riusciva a spiegarsi... un dettaglio o due che gli erano subito balzati alla mente ma che poi, così come erano sovvenuti, così erano nuovamente spariti nei bui labirinti della memoria.

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Rimasta sola, la ragazza si spogliò degli abiti sudici e si immerse nell'acqua tiepida. Un abbraccio caldo l'avvolse gradatamente mentre una soffice schiuma dalla sensuale fragranza orientale prese a lambirle la pelle carezzandola dolcemente. Ellie reclinò pigramente il capo all'indietro e socchiuse gli occhi cercando di rilassarsi. Ma i suoi pensieri vagavano verso un unica direzione e la rendevano troppo inquieta ed agitata per riuscire a lasciarsi andare alle coccole che il bagno caldo le offriva. Ancora non poteva crederci... non ci riusciva... lei era lì a pochi passi da lui... e Dio solo sa, quanto aveva desiderato di trovarsi coinvolta in una situazione del genere... quante volte aveva fantasticato... quanti gesti aveva provato e quante battute aveva recitato vagheggiando lontane chimere ed ora, ora che davvero stava vivendo ciò che aveva anelato disperatamente da oltre dieci anni... ora non sapeva come comportarsi, si sentiva così inadeguata, così fuori luogo da non riuscire nemmeno ad articolare frasi sensate.
In lontananza risuonava insistentemente il latrare di cani ed Ellie, ridestatasi bruscamente dai suoi pensieri, si accinse a risciacquarsi. Si era trastullata abbastanza. Il Signor Cavendish... o meglio... Christian, così le aveva chiesto di chiamarlo, era stato molto gentile con lei e non era certo opportuno abusare della sua ospitalità e disponibilità. Ripensando poi alle parole che lui le aveva detto, alla loro intonazione e all'espressione del suo viso, Ellie sorrise per il privilegio cui le era stato fatto dono. Si stiracchiò e aprì il rubinetto. Ma quando l'acqua calda prese a scorrerle lungo il corpo, il suo scivolare carezzevole le ricordò il tocco deciso e allo stesso tempo delicato di lui. Un fremito l'avvolse, il cuore prese a palpitarle forte, appoggiò la schiena contro le mattonelle umide di vapore e si sfiorò il braccio arrossendo. Si vergognò quasi subito della sua debolezza nonostante sapesse perfettamente che non poteva trattenersi dall'emozionarsi. Lei era fatta così, era dotata di una sensibilità profonda che la portava a commuoversi per un nonnulla o a lasciarsi sopraffare anche dalle più piccole trepidazioni. Le venne spontaneo domandarsi come avrebbe reagito se l'avesse abbracciata... poi uno scricchiolio inaspettato e non identificato la esortò a non gingillarsi oltre.

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Christian nel frattempo aveva raggiunto la sua camera da letto, e dopo aver rovistato in due o tre cassetti ne aveva tratto una camicia che non metteva più e un pantalone di una tuta che non ricordava di possedere. Dopo averci pensato su qualche istante prese anche una felpa e dei calzettoni di lana.
Non sono un granchè ma almeno non le faranno sentire freddo...” pensò rigirandoseli tra le mani mentre meccanicamente ritornava verso il bagno. Fece per girare la maniglia, ma l'azione non fu necessaria perché il battente era semplicemente accostato.
- Strano... - mormorò tra se meditabondo – Ero sicuro d'averla chiusa... - scrollò le spalle, non era una cosa poi tanto rilevante, evidentemente non l'aveva agganciata come supponeva . Aprì quindi l'uscio, e senza speculare oltre entrò. Posò gli abiti che aveva portato alla ragazza su una mensola e quando si volse in direzione del bagno per avvisarla della sua presenza le parole gli morirono in gola. La seconda porta era socchiusa e dallo spiraglio era nettamente visibile l'immagine discinta di Ellie, che, uscita dalla vasca, stava ora asciugandosi. Da quella posizione, Christian, poteva osservarla indisturbato perché ciò che vedeva non era che l'immagine della giovane riflessa nello specchio, mentre lei, al contrario, dalla sua angolazione non poteva accorgersi della presenza dell'altro. Per un interminabile istante egli, completamente inebetito dalla fortuita visione di cui era involontario spettatore, rimase con gli occhi incollati alla graziosa figuretta; con tutto quel trambusto non aveva avuto tempo materiale per accorgersi di quanto fosse bella la sconosciuta che aveva accolto in casa sua. L'incarnato avorio metteva in risalto la folta chioma dorata che ora ricadeva lucida sulle spalle nude. Il fisico della giovane era tornito ma allo stesso tempo flessuoso e ben proporzionato. Notò che non era molto alta, ma che, nel suo piccolo, era fatta davvero bene. Quella scena improvvisa e accidentale per un attimo gli procurò una leggera vertigine. Quasi senza rendersene conto si mosse per sorreggersi, ma disgraziatamente, allungando la mano in cerca di un appiglio urtò la porta con il gomito e questa, che era rimasta aperta, si richiuse con un tonfo secco.
Ellie, udito lo scatto, si avvolse istintivamente e piuttosto goffamente nel morbido telo di spugna. Imbarazzata prese a stringerselo con veemenza intorno al corpo, alzò il capo in direzione della vetrata e attese che il suo benefattore l'ammonisse per aver tergiversato troppo. Si sentiva mortificata e temeva di aver approfittato della sua cortesia. Ignorava però che questa era l'ultima cosa a cui Christian stava pensando in quel momento. Egli, infatti, impacciato e confuso per essere stato colto in flagrante a violare l'intimità della sua ospite, si scervellava nel tentativo di trovare le parole adatte a giustificare quella sua mancanza di tatto del tutto involontaria. Notando però che i secondi passavano e il velo di imbarazzato silenzio che era calato stava facendosi sempre più spesso, gridò - Ti ho portato i vestiti asciutti. Te li lascio di qua. Quando sei pronta raggiungimi sotto... - e senza attendere che la ragazza rispondesse uscì rapidamente dalla stanza. 

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